La Comunità Terapeutica Riabilitativa è da intendersi come uno dei contesti clinico sociali dove il paziente può vivere e curarsi costruendo relazioni; è un contesto abitato da gruppi di persone che condividono la responsabilità di un progetto terapeutico riabilitativo individualizzato. La comunità riconosce ed affida al paziente molteplici spazi, personali e comunitari, favorendone la riappropriazione, attraverso l'assunzione di piccole (e sempre maggiori) responsabilità quotidiane per la cura diretta dello stesso. L'intento è quello di promuovere la compartecipazione, il -fare insieme- per la costruzione della riappropriazione della propria esistenza.
La comunità è ubicata a Bientina, in via Rio di Vaiano n°1 (Casolare -il Doccio-). All'interno di questa proprietà è ubicato un cascinale che ospita 10 pazienti maschi clinicamente stabilizzati che presentano prevalentemente bisogni nell'area del supporto e della riabilitazione di mantenimento, piuttosto che in quella terapeutica specifica della patologia; sono ragazzi portatori di marcate compromissioni di tipo persistente nella cura di sé/ambiente, nella competenza relazionale, gestione economica e abilità sociali; non sono in grado di gestirsi da soli anche solo per alcune ore, dimostrano incompetenza nella gestione di imprevisti o di emergenze. (SRP3.1)
Antistante la Comunità è stanziato un appezzamento di terra di circa 4000 mq; una porzione dello stesso verrà adibito ad orto e frutteto, la restante alla realizzazione di un campo sportivo polivalente.
La cura e la quotidianità
La comunità è un contesto autogestito nel quale gli ospiti, affiancati dagli operatori, coordinano e portano avanti in maniera autonoma le diverse attività necessarie alla vita ordinaria; il tutto nel rispetto e nella cura del proprio spazio di vita, e degli spazi di vita comune, curandone la pulizia, preparando i pasti e facendo la spesa... Queste attività sono sostanziali in un percorso di progressiva autonomia.
Riteniamo che la quotidianità sia l'elemento specifico della terapia di comunità: ogni giorno vengono programmate e svolte diverse attività con il fine di un "fare insieme progettuale". La quotidianità è volta alla creazione di uno spazio di vita e di cura e gli operatori sono impegnati a sostenere gli ospiti come soggetti attivi e cooperanti del gruppo e della comunità. Il lavoro nel quotidiano riguarda la dimensione del fare e quella dell'essere in relazione: nelle diverse attività praticate insieme, l'operatore è sia colui che sostiene e favorisce il superamento delle difficoltà, sia colui che ascolta e accoglie il dinamismo di fatti, comunicazioni e interazioni che avvengono nella vita comunitaria. Gli operatori aiutano la regolazione e lo svolgimento delle attività, dei ritmi e degli orari: la sveglia al mattino, il fare la spesa, il cucinare, le diverse attività e i momenti di riposo sono scanditi in un'alternanza che deve rispettare i bisogni degli ospiti favorendone un coinvolgimento nella vita comunitaria più attivo possibile.
Le attività quotidiane riguardano la gestione della casa, comprendono mansioni che fanno parte della vita di ogni persona e che diventano attività per gli utenti della comunità, dal momento che molti di loro si sono disabituati ed hanno perso interesse anche verso ciò che per noi è più banale, come prendersi cura di se stessi.
Spetta dunque agli ospiti della Comunità la cura dell'igiene ambientale degli spazi propri e di quelli comuni; la preparazione dei pasti (a partire dalla spesa al supermercato, fino alla pulizia e riordino della cucina e della sala da pranzo) e tutto ciò che normalmente occorre fare di pratico nel gestire una qualsiasi casa, naturalmente con la presenza/guida degli operatori.
La cura dell'ambiente nasce dalla necessità di dare agli ospiti la consapevolezza che la comunità è una casa dove si vive un periodo difficile ed importante della propria vita.
Riordinare la propria stanza, in cui ciascuno tiene gli oggetti personali più significativi, è necessario perché ognuno abbia la percezione di avere uno spazio proprio, intimo, inviolabile. Questo perché si riesca ad abituarsi all'idea di avere diritto alla propria privacy e di dover necessariamente rispettare quella degli altri.
Spetta sempre ai pazienti la piccola manutenzione ordinaria delle strutture comunitarie e del verde. Di loro competenza (ospiti della SRP 3.3) sarà la gestione delle derrate alimentari, degli ordini legati ai prodotti di igiene personale e ambientale, infine, dovranno gestire le prenotazioni per l’affitto giornaliero del campino da calcio.
Altra attività essenziale è quella della preparazione dei pasti, che diventa momento di lavoro di gruppo: la scelta del menù, la spesa quotidiana presso gli esercizi commerciali locati sul territorio, la vera e propria preparazione dei pasti, il riordino degli ambienti, il lavaggio delle stoviglie…
E' altresì fondamentale il momento dedicato all'igiene personale, che non deve essere vissuto meccanicamente ma con il fine di prendersi cura del proprio corpo e quindi curarlo e "coccolarlo" nel rispetto di se stessi e degli altri co-inquilini.
Attività Agricola
Come sopra accennato la comunità è inserita in un grande parco, bosco e sottobosco che offre la possibilità ai pazienti di cimentarsi in attività agricole:
- Il giardino e l’orto richiedono cura e attenzione per l'intero corso dell'anno
- Cura delle piante: riguarda operazioni di potatura, concimazione, messa a dimora, innaffiamento delle piante e dei fiori che abbelliscono il giardino.
- Pulizia: riguarda il mantenere pulito da qualsiasi fonte di sporcizia (immondizia, cartaccia, rifiuti solidi, ecc.) tutta l'area che delimita giardino, il bosco e l’appezzamento di terra.
-l'Orto: lavorare l'orto, oltre ad essere un'attività che avvicina alla natura e che dà tranquillità, è anche una di quelle attività in cui il paziente può vedere il risultato del proprio lavoro. Seguire visivamente, giorno dopo giorno, il trasformarsi del seme piantato è senza dubbio gratificante e dà la sensazione di essere artefici di qualcosa di oggettivamente utile.
L'orto è uno dei luoghi più creativi della comunità, scandisce i ritmi delle quattro stagioni ed in ognuna offre i suoi frutti, a condizione che vi sia un impegno costante ed una cura attenta. Mette a contatto con la natura e i suoi ritmi, umori e variazioni, educa al silenzio e alla riflessione, insegna il senso del lavoro come capacità di trasformare e dare frutto, richiede senso del dovere, sacrificio, pazienza, cura, responsabilità.
Attività ludico ricreative e socializzanti
Oltre le attività quotidiane-comuni e quelle agricole sono, altresì, previste attività ludico ricreative (uscite libere, uscite finalizzate, gite, feste interne alla Comunità aperte al territorio...) affinché i ragazzi possano socializzare e stringere amicizie. L'organizzazione delle feste è senz'altro, tra le attività ricreative, quella che favorisce maggiormente lo svilupparsi del senso di gruppo, del lavorare insieme con gioia per preparare qualcosa che sarà un divertimento comune.
L’attività fisica ha il potenziale di migliorare la qualità della vita delle persone con malattie mentali attraverso due vie: il miglioramento della salute fisica e l’attenuazione della problematica psichiatrica e sociale. Gli obiettivi delle attività sportive per pazienti con problematiche legate alla salute mentale sono legati a: implementare il senso di appartenenza al gruppo, sviluppo della motricità, riacquisizione dello spazio circostante e del proprio corpo, partecipazione ad eventi sportivi sul territorio ed il rispetto delle regole e dei tempi. Lo sviluppo delle capacità motorie, la promozione e l’incoraggiamento di atteggiamenti di accettazione ed aiuto reciproco, la consapevolezza e la cognizione di spazio ed equilibrio sono gli obiettivi dell’attività.
In sintesi: Lo sport, i giochi di squadra, le passeggiate ecologiche.., queste attività, oltre ad essere utili al benessere fisico, aiutano a sviluppare la concezione di gruppo e il rispetto dello stesso, la competitività, il lavorare insieme per raggiungere una meta comune e favoriscono la ri-socializzazione..), inoltre, la comunità promuovere attività sociali che coinvolgono il territorio (utilizzo del campo sportivo polivalente da parte dei cittadini.., vendita dei prodotti ricavati dalla coltivazione dell'orto..), al fine di consentire ai pazienti di attivare/riattivare competenze relazionali e sociali.
Questo progetto intende essere parte integrante del tessuto relazionale-ambientale di una cittadinanza che deve vivere la Comunità. I Numeri Primi è una Comunità nella Comunità.
La Comunità non deve essere vissuta solo come beneficiaria di prestazioni offerte dal territorio ma soprattutto come potenziale artefice di servizi e prodotti che mette a disposizione dei cittadini.
Vogliamo creare, all’interno della Comunità, uno spazio sociale e di condivisione che rappresenti un momento di compartecipazione per tutto il territorio.
All’interno della proprietà vi è un forno a legna che avrà la funzione di forno condiviso intorno al quale realizzare cene ed eventi; una cucina di vicinato che possa essere fulcro di aggregazione e socializzazione.
Ai piedi del bosco, soprastante la Comunità, vi è una piccola sorgente dalla quale la cittadinanza potrà rifornirsi di acqua potabile.
Nel piccolo appezzamento di bosco verranno collocate delle panchine a disposizione di tutta la cittadinanza che ne voglia usufruire (per leggere, per riposarsi…).
L’appezzamento di terra antistante la Comunità sarà dedicato in parte alla coltivazione e alla cura dell’orto, in parte alla gestione, da parte dei pazienti, di due campi polivalenti (calcetto...) aperti al territorio.
Inserimenti lavorativi
Gli inserimenti lavorativi: è un ambito su cui puntiamo molto, perché riteniamo fondamentale che appena possibile abbia e svolga un lavoro (borse-lavoro, tirocinio lavorativo,). Stare fuori dalla Comunità, assumersi degli impegni e portarli avanti, sono motivi di grande crescita e di notevole spinta verso l’autonomia. Per ciascun paziente sarà concordato un progetto terapeutico-riabilitativo personalizzato (PTRI) che rispetti i bisogni e le attitudini individuali, per cui obiettivi e tempi saranno costantemente monitorati nei diversi momenti del percorso del paziente.
Il “dopo”
Tutto il percorso che il paziente “vive” in comunità è finalizzato al momento più delicato e impegnativo del percorso stesso, ovvero alla preparazione all'uscita e al "dopo". La comunità si propone come istanza di mediazione e di emancipazione che pensa e progetta fin dall'inizio il "dopo" del paziente curandone tutti i momenti di transizione attraverso l'attivazione e l'ottimizzazione dei rapporti di collaborazione con le altre realtà sociali e istituzionali.
Nella fase del reinserimento si provvede alla costruzione di una rete che coinvolga tutti i soggetti interessati ( famiglia, servizio inviante, eventuali strutture intermedie, servizi di accompagnamento al lavoro, ecc.) affinché il paziente possa essere seguito e supportato in questo delicato momento che lo porterà dopo una serie di verifiche nel contesto di origine al suo graduale reinserimento.
Anche in questa fase, la Comunità, oltre ad accompagnare l'ospite verso la sua nuova collocazione esistenziale, rimane a sua disposizione per tutto il periodo successivo evitando separazioni troppo brusche o modalità abbandoniche.
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