labNel museo del Laboratorio della legalità c’è molto più di opere e muri: c’è un bene confiscato alla mafia (casa della famiglia Provenzano), un Comune, quello di Corleone, che ha dato il via ad una operazione culturale non indifferente, delle associazioni del territorio che hanno deciso di dare il proprio contributo condividendo uno spazio e soprattutto un cammino.

C’è infine un artista, Gaetano Porcasi, che attraverso i suoi quadri racconta la storia della mafia, ma soprattutto dell’antimafia. “Il pittore che dipinge la storia”, questa la definizione che meglio di tutte rende l’idea del lavoro di questo artista partenicese la cui creatività e arte è messa a servizio di una continua denuncia sociale contro la mafia, soprattutto allo scopo di fare memoria dei tanti caduti che hanno pagato con la propria vita, il proprio concreto impegno quotidiano per la legalità, espresso in un alto senso dello Stato, delle sue istituzioni, delle sue leggi. La mostra ripercorre con i suoi quadri lo stragismo e gli assassini di mafia dal 1943 al 1997, in un percorso che permette una sintesi illustrata dei momenti più salienti, dei personaggi più rappresentativi, quasi sessantanni di storia della Sicilia. Partendo dallo sbarco degli Americani, nel luglio del 1943, realizzato anche attraverso l’appoggio dei mafiosi (Calogero Vizzini, di Villalba, Genco Russo di Mussomeli, Lucky Luciano di Lercara Friddi), si passa, attraverso le bandiere rosse e tricolore, ai quadri sulla strage di Portella delle Ginestre (1 Maggio 1947) che rappresenta la prima strage dell’era repubblicana. Attraverso lo scorrere delle varie tele, si raccontano le storie di vari uomini uccisi dalla mafia e il loro contributo alla lotta per la legalità. Così le tele diventano spunto per parlare di Bernardino Verro, sindaco di Corleone ucciso dalla mafia il 3 novembre 1915, protagonista dei Fasci siciliani e ideatore dei Patti Agrari, (primo esempio di contratto sindacale scritto dell’Italia capitalista), in cui per la prima volta i contadini organizzati nel “Fascio dei Lavoratori” tentano di liberarsi da secoli di soggezione.Uno spazio è dedicato a Placido Rizzotto sindacalista corleonese, che nel secondo dopoguerra, nuovamente alla guida dei contadini, reclama il diritto alla terra e l’applicazione anche in Sicilia dei Decreti Gullo. Anche lui viene barbaramente ucciso il 10 marzo 1948 e gettato in una foiba di Rocca Busambra. Molte tele ricordano altri personaggi più recenti magari più conosciuti quali Padre Pino Puglisi, Peppino Impastato, Rosario Livatino, Mario Francese, tutti uomini che si sono opposti alla mafia con il loro impegno personale e instancabile, lasciando testimonianza di un eroismo ancora attuale nella nostra storia della Sicilia. IMG 20160525 WA0000L’ultimo piano del museo lascia spazio ai fatti più recenti, alle stragi del 1992 di Capaci e via d’Amelio, dove perdono la vita, rispettivamente, i Giudici Falcone e Borsellino e le loro scorte. Infine le tele raffiguranti l’arresto di boss latitanti quali Provenzano e Lo Piccolo, incorniciati dalla riproduzione dei titoli dei giornali di allora, quasi a voler richiamare alla mente le parole del Giudice Giovanni Falcone: ”La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi una fine”. " Togliere le proprietà ai mafiosi, non è stata un’idea di immediata realizzazione. - spiega Annalisa Salpietra, dipendente della Cooperativa Lavoro e Non Solo - La proposta di Pio La Torre, politico siciliano assassinato per ordine del boss Totò Riina, fu approvata nel 1982 (legge Rognoni- La Torre). Soltanto nel 1995 con la raccolta di un milione di firme, partita proprio da Corleone, grazie all’iniziativa promossa da Don Ciotti (fondatore di Libera), è stato possibile ottenere che i beni confiscati alla mafia potessero essere assegnati e riutilizzati per scopi socialmente utili. Sito in vicolo Colletti, l’immobile che ospita il Museo e l’annessa Bottega della legalità, è stato confiscato alla mafia e assegnato nel 2005 al Comune di Corleone, riadattato grazie ai fondi del PON Sicurezza 2007/2013, della Regione Siciliana e dello stesso Comune di Corleone, è stato assegnato al Laboratorio della Legalità, alla Coop Lavoro e non solo a.r.l., e al Consorzio Sviluppo e Legalità." " Inaugurato il 15 agosto 2010, ospita il museo della Legalità con i suoi quadri e a pianterreno la Bottega della legalità nella quale è possibile acquistare i prodotti realizzati con il lavoro svolto dalle cooperative sui terreni confiscati alla mafia. - continua Annalisa - Questo luogo, intitolato a Paolo Borsellino, in se è già simbolo di riscatto di un intera cittadina e soprattutto della società civile che quotidianamente contribuisce ad avviare e alimentare processi di cambiamento culturale nel territorio. Ma a ciò si aggiunge che il Museo stesso, nei suoi colori e dettagli richiama segni e simboli forti, per agevolare la costruzione di un discorso più ampio e profondo che vada al di là del mero elenco dei fatti cronologici, ma susciti emozioni e offra spunti di riflessione personale. I colori alle pareti, non rappresentano soltanto uno sfondo passivo alle tele, ma si alternano secondo un significato ben preciso: ora forti (quale il rosso) scelti per sottolineare violenza, oppure speranza (il verde), o ancora più tenui (il rosa), per evidenziare la prospettiva di cambiamento alla quale la storia si apre con i suoi eventi. Così i colori fanno da filo conduttore lungo tutta la mostra sottolineando non a caso alcune parti del racconto illustrate dai quadri." Attraverso la scala in vetro che collega i due piani, il visitatore viene invitato a riflettere sul fragile cammino della trasparenza verso la legalità, che va costruito e percorso quotidianamente nell’impegno individuale e comune. IMG 20160525 WA0009Nel pomeriggio i nostri ospiti si sono recati a visitare Castello Sottano, roccaforte medioevale divenuta negli anni 60 carcere e solo negli anni 80 sede dei frati francescani e la Chiesa Madre dedicata a San Martino nel Duomo di Corleone. Infine il Museo Archeologico Pippo Rizzo dove Cosima Giunta ha spiegato la storia dei resti dell'antica Corleone e di come era percepita città transitoria fra Agrigento e Palermo : nel periodo dei vespri siciliani Corleone accorse in aiuto della città di Palermo durante l'invasione angioina e Palermo per ringraziarla costruìIMG 20160525 WA0011 la bandiera della regione Sicilia dove il colore giallo indicava la città di Corleone e quello rosso la città di Palermo per sancire così l' alleanza fra le due città.IMG 20160525 WA0010

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