Sviluppo sostenibile.svgLo sviluppo sostenibile è stata la terza tematica affrontata nel Progetto di formazione integrativa ed alternanza scuola-lavoro degli operatori sanitari, socio-sanitari e delle biotecnologie sanitarie; ad esporlo Jessica Giusti, responsabile area DAP della Cooperativa sociale Paim agli studenti dell'Istituto E.Santoni ( indirizzo tecnico ed indirizzo professionale ) che partecipano al progetto attivando tirocini nelle seguenti strutture: CF Marciana, RSD Il borgo dei Colori, CD Il Quadrifoglio, RSA U.Viale, RSA Casa Mimosa, RSA Via la Tinta, CF Bientina, Asilo San Rossore, Il Nido nell'albero.

Lo sviluppo sostenibile è un processo finalizzato al raggiungimento di obiettivi di miglioramento ambientale, economico, sociale ed istituzionale, sia a livello locale che globale. Tale processo lega quindi, in un rapporto di interdipendenza, la tutela e la valorizzazione delle risorse naturali alla dimensione economica, sociale ed istituzionale, al fine di soddisfare i bisogni delle attuali generazioni, evitando di compromettere la capacità delle future di soddisfare i propri. In questo senso la sostenibilità dello sviluppo è incompatibile in primo luogo con il degrado del patrimonio e delle risorse naturali (che di fatto sono esauribili) ma anche con la violazione della dignità e della libertà umana, con la povertà ed il declino economico, con il mancato riconoscimento dei diritti e delle pari opportunità.  Per tali motivi, la sostenibilità ruota attorno a quattro componenti fondamentali: sostenibilità economica: intesa come capacità di generare reddito e lavoro per il sostentamento della popolazione; sostenibilità sociale: intesa come capacità di garantire condizioni di benessere umano (sicurezza, salute, istruzione) equamente distribuite per classi e genere; sostenibilità ambientale: intesa come capacità di mantenere qualità e riproducibilità delle risorse naturali; sostenibilità istituzionale: intesa come capacità di assicurare condizioni di stabilità, democrazia, partecipazione, giustizia.  L'area comune delle quattro componenti, è idealmente lo sviluppo sostenibile. Il concetto di “Sviluppo Sostenibile” cominciò a prendere piede a partire dagli anni ’70, in seguito all'avvenuta presa di coscienza del fatto che lo sviluppo classico, legato esclusivamente alla crescita economica, avrebbe causato entro breve il collasso e dei sistemi naturali. Con l’affermarsi di una maggiore sensibilità verso le tematiche ambientali, è andato sempre più mutando l’atteggiamento del mondo imprenditoriale ponendo al centro dell’attenzione la salvaguardia delle risorse naturali e dei territori. La crescita meramente intesa dal punto di vista economica non bastava più, si andava alla ricerca di una filosofia di crescita basata sulla sostenibilità, secondo cui lo sviluppo è tale se migliora la qualità della vita in modo duraturo. Nonostante questa idea di sviluppo si sia diffusa solo negli ultimi anni, le radici dello “sviluppo sostenibile” intese come preoccupazione dei bisogni per le generazioni future, risalgono a molto lontano. Le prime indicazioni documentate sono state trovate nella storia delle tribù Irokoses del Nord America. Questi popoli pretendevano, infatti, che i loro capi-tribù, all’atto di prendere una decisione, valutassero e considerassero anche i bisogni delle generazioni future. In Europa il concetto di sviluppo sostenibile fu per la prima volta applicato nell’ambito della selvicoltura: già nel tredicesimo secolo, ad esempio, erano in vigore norme in merito all’uso sostenibile dei boschi. In tempi più recenti, il termine sostenibilità – inteso in un contesto di protezione delle risorse naturali - è stato introdotto probabilmente da Robert Malthus che riconobbe il concetto di limitatezza delle risorse del pianeta nel suo celebre saggio sulla popolazione mondiale. Egli sosteneva che, se la popolazione cresce in modo esponenziale e se la produzione di alimenti cresce in modo lineare, si arriva ad una situazione in cui nuovi arrivati al grande banchetto della natura dovranno essere respinti da quelli che vi sono già seduti a causa della mancanza di cibo per tutti. Infatti, una popolazione non può aumentare al di là della capacità ricettiva – della carrying capacity - di un territorio. Affianco a Robert Malthus, anche Marie Jean Antoine Condorcet, detto il Marchese di Condorcet, propose un concetto di solidarietà verso le generazioni future. ” In un’epoca in cui gli esseri umani avrebbero saputo che, se un dovere avevano verso le generazioni future, questo era di dar loro la felicità, non la semplice esistenza.”. Tra i precursori di uno sviluppo economico e sociale compatibile con l’ambiente naturale va annoverato anche un filosofo e scrittore italiano, Alfredo Oriani, conteso, durante gli anni Trenta, da Fascismo e Comunismo allo stesso modo, ma poi completamente dimenticato dalla storiografia, dalla filosofia e dalla letteratura italiana del dopoguerra. Eppure, Oriani, nel suo libro “La Rivolta Ideale del 1908” 3 , tratteggiò le basi di quei principi di eguaglianza e solidarietà tra generazioni che costituiscono le fondamenta dello Sviluppo Sostenibile: “Bisogna affermare che l’amore è motivo della generazione e gli sposi debbono sparire nei genitori, sacrificandosi alla devozione pei figli; bisogna affermare che tutto quanto forma il nostro spirito è un legato della storia per le generazioni future, quindi il nostro interesse nel presente soltanto un’eco del passato, che ridiventerà voce nell’avvenire”. Nel 1989, il concetto di sostenibilità fu proposto anche per il turismo, fu l’OMT a definirla come: “Lo sviluppo sostenibile del turismo va incontro ai bisogni dei turisti e delle aree ospitanti attuali e allo stesso tempo protegge e migliora le opportunità per il futuro. Esso deve essere il principio guida per una gestione delle risorse tale che i bisogni economici, sociali ed estetici siano soddisfatti e contemporaneamente possano essere preservati l’integrità culturale, gli equilibri fondamentali della natura , la biodiversità e il sostegno al miglioramento della qualità di vita”. Per spiegare meglio gli obiettivi e le strategie da intraprendere per uno sviluppo in grado di durare nel tempo occorre far riferimento ai termini che compongo il concetto di Sviluppo Sostenibile. Il primo termine ad essere analizzato è “sostenibilità”. Questa nozione rinvia all’idea di mantenimento/conservazione nel tempo, e soprattutto nel lungo periodo, delle condizioni esistenti e della capacità di garantire un supporto, un sostentamento, senza produrre degrado. Il secondo termine è “sviluppo”, un concetto dal significato più ampio. Con questo termine s’intendono l’insieme delle “modifiche nella struttura economica, sociale, istituzionale e politica che sono necessarie per realizzare la transizione da un’economia agricola pre-capitalista ad una capitalista industriale.5 Sviluppo significa miglioramento, progresso: indica un cambiamento verso una situazione preferibile a quella presente, che porti delle trasformazioni positive a coloro che la vivono, non solo di tipo quantitativo ma anche qualitativo. Etimologicamente questi due termini non potrebbero essere utilizzati insieme poiché creerebbero un conflitto, però questo conflitto tra i due termini ha portato ad un’idea di miglioramento/modifica mantenendo però nel tempo le condizioni che consentono tale miglioramento. Il significato di sviluppo sostenibile dovrebbe essere dunque quello di migliorare la qualità della vita o il benessere in modo durevole nel tempo. “Per sviluppo sostenibile s’intende uno sviluppo che soddisfi i bisogni del presente senza compromettere la capacità delle generazioni future di soddisfare i propri”. Secondo questa definizione lo Sviluppo Sostenibile è una particolare forma di crescita economica idonea a soddisfare le esigenze delle nostre società in termini di benessere a breve, medio e soprattutto lungo periodo. L’accento principale dell’idea di sviluppo sostenibile sta nel mettere in luce l’esigenza di un cambiamento potenziale della visione del rapporto tra attività economica e mondo naturale, sostituendo il modello economico dell’espansione quantitativa (crescita) con quello del miglioramento qualitativo (sviluppo) come chiave per il progresso futuro . Si tratta quindi, di predisporre le condizioni più idonee affinché lo sviluppo economico sia capace di perdurare nel tempo (lungo termine) e nel rispetto dell'ambiente. Secondo la definizione introdotta dal Rapporto “Our Common Future” e dai dibattiti internazionali conseguenti, al concetto di sviluppo sostenibile sono stati riconosciuti determinati tratti caratteristici: integrità del sistema, equità sociale, efficienza economica, sostenibilità ecologica, interrelazione fra sviluppo economico e sociale.  L’ Integrità del sistema consiste nel mantenere gli ecosistemi integri, infatti non è sufficiente limitarsi a contenere o a rimuovere il flusso degli inquinamenti, ma occorre soprattutto evitare che l’ecosistema subisca delle trasformazioni strutturali ed irreversibili per effetto dell’azione umana. Si tratta di non alterare la capacità degli ecosistemi di mantenersi in equilibrio reagendo alle sollecitazioni che gli provengono dall’esterno. In concetto di equità sociale va riferita a due scale temporali, quell’intra-generazionale (ovvero all’interno di ogni comunità umana in un determinato momento storico) e quella intergenerazionale (cioè riferita alle generazioni future). La prima forma di equità definita anche infragenerazionale implica parità di accesso alle risorse (sia ambientali, che economiche e sociali/culturali) da parte di tutti i cittadini del pianeta, senza distinzioni rispetto al luogo ove essi vivono. Questo tipo di equità può anche essere intesa come giustizia. La seconda forma ovvero l’equità inter- generazionale implica pari opportunità fra successive generazioni, consiste nell’operare senza precludere alle generazioni future la fruizione dell’ecosistema e delle sue risorse nei modi e nella misura in cui ne fruiscono le presenti generazioni. Viste le condizioni attuali mondiali, questo aspetto costituisce forse il concetto più eversivo della nozione di sviluppo sostenibile. Il terzo tratto caratteristico dello sviluppo consiste nell’efficienza economica. Questa va intesa in senso ecologico, cioè considerando non soltanto i costi ed i vantaggi immediatamente connessi all’uso delle risorse e dell’ambiente, ma anche quelli a lungo periodo. In altre parole è efficiente un sistema economico che garantisce il massimo della produzione e di consumi compatibili con gli equilibri ecologici, permettendo di mantenere nel tempo le potenzialità. Al contrario è considerato inefficiente un sistema economico che produce in perdita, ossia che dà profitti distruggendo progressivamente il capitale Terra. Connesso al concetto di efficienza economica, un altro tratto caratteristico è la sostenibilità ecologica. Questa richiede la consapevolezza delle risorse naturali, della fragilità dell’ambiente e dell’impatto che hanno su di esso le attività e le decisioni umane, poiché solo con un’oculata gestione delle risorse attuali è possibile garantire alle generazioni future la possibilità di soddisfare i propri bisogni. Proprio per questo condizione essenziale per la sostenibilità è la conservazione dello stock di risorse costituenti il capitale naturale di cui dispone l’attuale generazione e da cui consegue il livello di benessere. La sostenibilità ecologica o ambientale implica che la produzione di ricchezza non avvenga a danno del sistema che supporta la varietà della vita, ma che si introducano dei vincoli alle trasformazioni e che venga ricercata e rispettata la capacità di carico dei sistemi ambientali. La dimensione temporale dello sviluppo è forse l’aspetto più leggibile dalla definizione del Rapporto Bruntland. Il rimando alle generazioni future richiama l’attenzione non solo sulla prossima generazione ma anche a quelle successive, espandendo l’orizzonte temporale di pianificazione/valutazione. La scelta della scala temporale non è sempre facile. L’approccio olistico allo sviluppo necessita di considerare le scale dei diversi processi sociali, economici e naturali, per cui l’intervallo temporale di 5 o 10 anni, utilizzato in genere nelle pianificazioni politiche ed economiche, non è sufficiente ed orizzonti temporali superiori, di 25 – 50 anni diventano più significativi. L’adozione di orizzonti temporali così lontani richiede di affrontare questioni di valutazione di lungo periodo, in condizioni d’incertezza/indeterminatezza che rendono molto complessa la valutazione stessa. Infine l’ultimo tratto dello sviluppo sostenibile consiste nella stretta interrelazione tra sviluppo sociale, economico ed ambientale quindi una visione olistica dello sviluppo. Questa stretta interrelazione viene definita come partecipazione poiché il concetto di sviluppo sostenibile integra e bilancia le tre dimensioni sociale, economica ed ambientale e quindi i tre valori dell’utilità, dell’equità e dell’integrità ecologica. I soggetti coinvolti e portatori dei suddetti valori/obiettivi sono diversi e molteplici e soprattutto possono essere in conflitto fra loro. Diventa quindi necessario evitare o ridurre il conflitto e attivare la cooperazione tra i diversi attori. Non si possono massimizzare contemporaneamente le tre dimensioni, ed è

indispensabile fare delle scelte che rispecchiano dei giudizi di valore che non possono essere solo affrontabili e risolvibili mediante strumenti tecnici, con i soli esperti, ma occorre un vero e proprio processo di partecipazione. Lo sviluppo sostenibile è intrinsecamente uno sviluppo partecipato. Secondo questo ultimo tratto lo sviluppo sostenibile viene generalmente rappresentato come l’intersezione dei tre insiemi dello sviluppo economico, sociale ed ambientale sottolineando che nel caso vengano privilegiate solo due delle sue dimensioni, non si verifica uno sviluppo sostenibile ma uno sviluppo in un’ottica conservazionista, ecologista oppure meramente socio – economica. Promuovere quindi lo sviluppo sostenibile significa ricercare l’equilibrio fra queste tre diverse componenti/dimensioni.; l ’equilibrio ricercato è, naturalmente, un equilibrio dinamico, in quanto continuamente rimesso in discussione dalle pressioni dovute al cambiamento, di cui si fanno promotori diversi soggetti (pubblici, sociali, privati) e che rimette continuamente in discussione le priorità tra i tre obiettivi fondamentali. L’obiettivo generale espresso nella definizione ufficiale del 1987 è di permettere alla generazioni future di usufruire in egual modo dello risorse naturali che oggi abbiamo. Un altro obiettivo fondamentale da conseguire nel tempo è di stimolare la partecipazione. Uno sviluppo corretto, senza eccessi e storture, richiede volontà e impegno degli Stati, degli organismi internazionali e del sistema economico nel suo insieme. Ma questo impegno non deve venire solo dagli organi e dagli enti nazionali ed internazionali, ma da tutte le popolazioni fino a livelli più bassi delle società. Sensibilizzare le persone ai problemi ecologici può divenire un metodo per favore la partecipazione e la riduzione dei problemi ecologici che coinvolgono noi stessi e il nostro futuro. Per avviare questo processo di partecipazione occorre garantire l’accesso all’istruzione formale ed alla formazione permanente che preparino i cittadini a un lavoro riconosciuto ed ad un’alta qualità della vita e che insegnino loro a capire i concetti correlati allo sviluppo sostenibile. L’istruzione gioca un ruolo cruciale nella società e dato che i problemi ambientali ed in particolare i cambiamenti climatici, non si risolveranno nell’arco di una generazione, il coinvolgimento delle generazioni future è indispensabile, e i luoghi dell’istruzione si presentano come ideali per un dialogo sulla sostenibilità che sia il seme di nuovi comportamenti, idee e sensibilità. Connesso al principio della partecipazione un altro scopo da conseguire è quello di creare piena opportunità per i cittadini, le imprese e le comunità di partecipare ed influenzare le decisioni che li riguardano in materia di risorse naturali, ambiente ed economia. Tutto ciò permetterebbe ai cittadini ed agli enti locali di assumere un ruolo attivo e quindi essere responsabile delle decisioni e delle scelte giuste o sbagliate prese nelle varie materie. Infine l’ultimo proposito, non meno importante, riguarda la possibilità da parte degli Stati ed enti internazionali di avviare e realizzare politiche globali di sviluppo sostenibile. Numerosi sono le Organizzazioni Internazionali che hanno avviato e continueranno a produrre delle politiche globali a sostegno dello sviluppo sostenibile. Lo sviluppo sostenibile si fonda su tre pilastri: porre fine alla povertà estrema; assicurare che la prosperità sia condivisa da tutti, compresi le donne, i giovani, e le minoranze; proteggere l’ambiente naturale. Questi possono essere definiti come il pilastro economico, sociale ed ambientale dello sviluppo sostenibile, o, più semplicemente “le tre fondamenta” dello sviluppo sostenibile.

 

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